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  • Immagine del redattoreSara Piccolo Paci

Altro che Bambole!


Quando porto i miei manichini in esposizione, per conferenze o sessioni di studio, spesso le persone che li vedono li ammirano e poi mi chiedono come mai la bambola è senza testa, oppure se sono abiti da bambino, e tutte le volte devo spiegare che:

a) non hanno testa perché non sono bambole;

b) non potrebbero mai essere abiti per bambini perché le proporzioni sono del tutto diverse...

Quando spiego che sono strumenti di lavoro per la progettazione in scala rimangono molto sorpresi e mi fanno un sacco di domande. Scoprono allora che realizzare abiti in scala è un valido strumento didattico, con un'ampia gamma di interessanti benefici, oggi più che mai importanti.

Andrienne, scala 1/2, Keusen/Paci, 1996

Ciò, del resto è vero in molti ambiti, dall'architettura, alla meccanica, alla prototipia di ogni genere, e, se ci si pensa, perfino in cucina nello sperimentare un piatto nuovo certo non partiamo con una dose per venti persone, ma proviamo prima il gradimento tra pochi intimi, per non parlare degli "assaggini" che vanno tanto di moda ...

Negli atelier di moda non è insolito che un primo progetto venga prima sperimentato in scala: innanzitutto è una questione di budget e di risparmio, e questo è qualcosa a cui ogni sarto sta attento. Proprio perché il tessuto è un bene prezioso è importante saper valutare con attenzione la quantità necessaria per non sprecarne nemmeno un centimetro.

Si può quindi fare un modello in tela a grandezza naturale, con il quale fare un primo fitting sul cliente se si tratta di sartoria su misura, ma si può fare anche in scala, considerando che con un manichino 1/2 la quantità di tessuto usata sarà un quarto di quella effettivamente necessaria a grandezza naturale. E questo è utile se non è destinato ad un cliente specifico ma si tratta di una sartoria progettuale semi-customizzata: abiti pronti da sposa, per esempio, dove si fanno taglie standard ma dove ogni abito è potenzialmente un unicum. In questo caso, fare ogni volta una tela a grandezza naturale risulta in un grande spreco di tessuto senza il beneficio del fitting sul cliente.

Abiti in scala possono anche essere realizzati per presentare al cliente il progetto che si ha in mente prima di realizzarlo compiutamente: questo è particolarmente valido in caso di costumistica teatrale, dove oltre ai bozzetti, si può realizzare in scala uno o più esempi degli abiti in progettazione per offrire all'acquirente una visione più accattivante della propria idea - e con un investimento di budget limitato.

Del resto, qualcosa di simile si fa nel progettare gli spazi di un negozio, ad esempio, o una nuova vetrina, perché la tridimensionalità è un elemento importante e la percezione degli spazi e dei volumi è qualcosa che conferisce più sostanza "al sogno" progettuale rispetto al solo bozzetto.

Qui a lato, la costumista Vin Burnham con un progetto di abito per il balletto Cinderella.


Dal punto di vista didattico la progettazione in scala offre anche altri importanti vantaggi, pedagogici oltre che di sostenibilità.

La sostenibilità è certamente un aspetto oggi più che mai importante: fare sì che gli studenti possano imparare tecniche di costruzione e di progettazione di un abito senza sprecare troppe risorse è oggi decisamente importante. Se per realizzare un progetto di abito a grandezza naturale occorrono 2-4 metri di tessuto (a seconda del progetto), per un abito in scala 1/2 ne basta 1, massimo 2 metri.

Lo studente impara a valutare le proporzioni con un colpo d'occhio, a "vedere" gli eventuali difetti sostituendo i pezzi con poco spreco - e questo spinge anche a fare meglio perché non ci si preoccupa né della quantità di tessuto, né del tempo in più che occorre.

Consente di lavorare a casa anche se non si ha un manichino a grandezza naturale: nel corso della didattica a distanza che abbiamo dovuto reinventare durante la pandemia, la possibilità di far lavorare gli studenti a casa con manichini in scala e con poco investimento di tessuti è stata una benedizione.

Vi è anche una parte psicologica: il non doversi preoccupare del vero fitting, fa si che lo studente si senta più libero di sperimentare e sbagliare, creare, immaginare, progettare anche cose assurde, strane o fantastiche, per poter poi validare le sue idee sul manichino in scala prima, e solo dopo sul manichino a grandezza naturale.

Esercitazione creativa: due ore per creare un progetto realizzabile: Polimoda, 2018

Nel frattempo, la costruzione in scala implica anche la realizzazione sartoriale, per cui se si porta avanti la progettazione fino a realizzare un capo rifinito, anche se in scala, si possono apprendere le tecniche di cucito necessarie a raggiungere l'obiettivo.

E non necessariamente significa fare una sartoria meno accurata.

Di lato, Atelier Dior, Haute Couture 2020


E realizzare abiti in scala può anche consentire di preparare più progetti nello stesso arco di tempo che normalmente consentirebbe di farne uno solo a grandezza naturale.


Infine, e non è poco, ciascuno studente - o la scuola stessa - può trasportare e conservare il suo progetto con più facilità.


Io stessa ho oltre una trentina di abiti in scala - ciascuno di epoche diverse - che conservo in uno spazio molto più limitato che se fossero abiti a grandezza naturale.

Infatti, non è trascurabile l'uso del manichino in scala per lo studio e la progettazione di abiti storici.

Sia nello studio delle tecniche di realizzazione - modelli, tecniche di cucito, analisi delle stratificazioni, dettagli, comprensione della costruzione, ecc. -, sia nello studio della progettazione di abiti non più esistenti e di cui possiamo fare solo un'analisi basata su fonti diverse da quelle dell'oggetto originale.

1870, da Janet Arnold Patterns of Fashion,

Keusen, 2006

Molte sono le cose che si possono imparare in questo modo: la comprensione dell'oggetto può trarre solo vantaggio dalle ipotesi che si formano nell'esperienza fattuale, anche considerando il fatto che i materiali saranno sempre diversi rispetto a quelli usati nel passato e quindi la realizzazione al naturale non necessariamente apporta considerazioni distanti da quella che si può ottenere dallo studio in scala dello stesso modello.

Unica differenza è la possibilità di indossare il capo e comprenderne la funzionalità nel movimento, ma questo è un secondo passaggio sempre possibile, una volta che si sia raggiunto un livello sufficiente di aderenza nel modello tramite lo studio in scala.


Abiti in scala 1/2, realizzati dagli studenti della Capilano University of Costuming, Canada 2017

Ovviamente, la progettazione in scala ha anche dei difetti :-)

Il fatto che non si possa indossare impedisce di apprezzare l'abito in sfilata, ad esempio.

Poi c'è la questione dei materiali: i tessuti che usiamo sono sempre fuori scala rispetto a quelli che sarebbero necessari in quanto non sono 1/2. A questo si può ovviare cercando tessuti dalla mano più morbida e dal peso più leggero rispetto a quelli che useremmo nella realtà, oppure usiamo gli stessi tessuti e spieghiamo la differenza di percezione.

Nel caso della pura progettazione, invece, la scelta del tessuto è meno rilevante, basterà usare una tela di mano più leggera.


Per concludere, questo tipo di progettazione può essere uno strumento estremamente efficace sia per lo studio di abiti esistenti, sia per la progettazione creativa di abiti ancora da immaginare, sia per la comprensione della sartoria e dell'abito nel passato.

Un esercizio da provare!




Per approfondire:


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