
Volevo fare un post sull'amore, per San Valentino...
Ma nel riflettere sulla narrativa "cuore-amore" mi sono venuti alla mente sdolcinati amorini con arco e frecce, i cuoricini, il rosa confetto, i leziosi bacetti ed una serie di stereotipi zuccherosi che, nel panorama del mondo attuale, mi sono sembrati decisamente fuori luogo!
E allora ho deciso di non scrivere per San Valentino, ma passare direttamente all'8 marzo, e parlare sempre di amore ma da una prospettiva un pò diversa.
Oggi parlo di Noemi e Ruth.
Conoscete forse il passaggio che dice "là dove tu andrai, andrò anche io, il tuo popolo sarà il mio popolo, non chiedermi di lasciarti...", a volte letto ai matrimoni.
Forse però non sapete che queste parole non sono quelle di una sposa ad uno sposo, ma... di una nuora ad una suocera!
La storia è un poco tortuosa: una coppia lascia il proprio paese con i due figli in un momento di carestia. Sono emigranti e, come ancora oggi accade, dopo qualche anno i figli si sposano con donne del nuovo paese. La fortuna però non arride alla famiglia: padre e figli muoiono, lasciando le donne sole e senza protezione.
La suocera, Noemi, prende una coraggiosa decisione: tornerà in Israele, e cercherà di sopravvivere o almeno di morire nella sua patria. Ma non vuole che le giovani donne che sono le sue nuore debbano vivere una vita di stenti, e le invita a lasciarla al suo destino per rifarsi una vita. Del resto, il matrimonio è "finchè morte non vi separi" e le due nuore sono ancora abbastanza giovani per cercare un nuovo amore.
Già questo è un gesto decisamente bello e privo di egoismi, che mette al primo posto il benessere degli altri anche quando potrebbe fare la differenza per salvarti la vita.
Ed ecco il primo "twist" della storia: una delle due accetta il suggerimento della suocera, tornando dai propri genitori. L'altra, Ruth, risponde in modo assai accorato.
“Non insistere perché io ti lasci, e me ne vada lontano da te; perché dove andrai tu, andrò anch'io e dove starai tu, starò pure io, il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio; dove morirai tu morirò anch'io, e là sarò sepolta. L'Eterno mi tratti con il massimo rigore, se altra cosa che la morte mi separerà da te!” (Libro di Ruth, 1, 16-17)
Tra tutti gli stereotipi attorno alle donne, quello del rapporto negativo tra suocere e nuore è uno dei più antichi e dei più resistenti.
Eppure, qui abbiamo la sovversione del pensiero comune.
Proprio la nuora si rifiuta di abbandonare l'altra donna che è in evidente difficoltà, non solo economica, ma anche affettiva: figli e marito le sono morti ed è rimasta davvero nella solitudine più acerba e dolorosa (tanto che Noemi si fa chiamare Mara, ovvero 'addolorata', 'amareggiata').
Il discorso di Ruth implica una trasformazione interiore dettata dalla compassione e dall'affetto, dall'amore vero e profondo, un amore universale, che trascende i limiti del sangue e della carne: Ruth non è la figlia di Noemi, non è legata a lei se non dai vincoli di un amore scelto di proposito e portato fino alle estreme conseguenze ("il tuo popolo sarà il mio popolo, il tuo dio sarà il mio dio"), che sottolinea proprio come i legami spirituali, di affetto e di amicizia non sono dettati dalla convenienza delle leggi del mondo, ma da una visione ampia e universale di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato.
Noemi sente sia il sollievo di non dover affrontare da sola le difficoltà del futuro, ma allo stesso tempo la responsabilità delle scelte da fare, perchè adesso le condivide con un'altra persona. La vita - con tutte le sue sfaccettature - torna a lei grazie al dono di sè di una donna che - in fin dei conti - è un'estranea. E Noemi torna ad essere madre.
L'amore, la complicità, la comprensione, l'affetto, non sono una questione di genere o di nascita: sono tutte scelte, che compiamo quando diamo valore a noi stessi ed alle scelte consapevoli che decidiamo di fare.
La storia però non finisce qui.
Noemi e Ruth giungono in Israele, tornano al paese dell'anziana e qui è Noemi che cerca un modo per aiutare la giovane a sperare in una vita migliore.
Secondo le leggi del tempo era diritto, per chi non aveva altre possibilità, poter raccogliere le spighe cadute nei campi dopo il raccolto, quelle sfuggite all'occhio dei mietitori: un lavoro duro, pesante, con poco frutto, ma bastevole per vivere dignitosamente senza essere costretti a rubare o mendicare. Ruth decide di spigolare orzo nei campi e si trova casualmente in quello di un parente di Noemi, Boaz, cui non sfugge questa presenza estranea. Ma la premura di Ruth per Noemi è stata notata, e Boaz decide di offrire protezione alla giovane. Ordina ai suoi servi di non toccarla, e le offre acqua e cibo.
Ruth è perplessa: "Come mai ho trovato grazia agli occhi tuoi che tu faccia caso a me che sono una straniera?". Il dubbio è legittimo: "non è per caso che hai secondi fini?", probabilmente pensa Ruth. Il mondo di ieri non era molto diverso da quello di oggi, e gli abusi verso le donne non erano certo cosa insolita. Ma Boaz, a quanto pare, è una persona perbene.
Non solo si premura di dare cibo e riparo a Ruth, ma nello svolgersi della storia diventa evidente che sviluppa per lei un affetto sincero.
Ora, per capire meglio il racconto, dobbiamo prendere in considerazione due momenti che ai nostri occhi di moderni sono un poco difficili da accettare.
Quando Ruth torna da Noemi e racconta cosa le è successo, la suocera le dà uno strano consiglio: "quando se ne andrà a dormire, osserva il luogo dove dorme; poi va', alzagli la coperta dalla parte dei piedi, e coricati lì; ed egli ti dirà quello che tu debba fare" (Ruth, 3, 4). Noemi sembrerebbe suggerire a Ruth di mettersi a disposizione di Boaz, magari anche sessualmente. Ma nel linguaggio simbolico con cui parla la Bibbia, condividere una coperta significa anche avere una visione in comune, qualcosa che unisce, che può avere aspetti sessuali ma non necessariamente.

Per comprendere meglio, basti osservare la scena ritratta in uno dei capitelli della cattedrale di Saint Lazar, Autun (XII secolo), in cui i tre re Magi dormono sotto uno stesso mantello e sognano la stessa visione ispirata dall'angelo.
Infatti Boaz capisce, e decide di agire.
Il secondo momento difficile da capire oggi, viene subito dopo.
Secondo la legge ebraica era possibile per una donna vedova andare sposa al parente più vicino per portare eredi al marito defunto e non perdere le eventuali proprietà. Nella linea di successione, prima di Boaz ci sarebbe stato un altro parente con diritto di prelazione sulle proprietà della vedova Noemi e dei suoi figli, ma a condizione che decidesse di accollarsi anche Ruth.
Boaz incontra l'uomo, e gli chiede se è interessato. In verità, questi si mostra interessato all'affare, ma Boaz subito dopo gli fa notare che si deve anche prendere Ruth come moglie e l'uomo realizza che un eventuale figlio di Ruth potrebbe a quel punto vantare diritti anche sulle sue proprietà. Decide quindi di rinunciare pubblicamente al suo diritto offrendo simbolicamente una scarpa a Boaz.
Anche questo elemento non deve stupire e non deve essere malinterpretato: non è che Ruth "vale quanto una scarpa"! Per lungo tempo il dono di un elemento di vestiario è stato riconosciuto come un simbolo importante di passaggio di proprietà. Vi ricordate il calzino di Dobby in Harry Potter?
Ruth è libera allo stesso modo di Dobby (e anche con un poco di malizia da parte di Boaz, tanto quanto Harry Potter nei confronti di Lucius Malfoy, in effetti) e Boaz procede a sposarla subito.
La storia si compie, Ruth ha un figlio, che sarà poi il nonno di Davide.
Ma la conclusione è più umana e poco ha a che fare con la storia della Salvezza strettamente intesa: "E le donne dicevano a Naomi: “Benedetto l'Eterno, il quale non ha permesso che oggi ti mancasse uno con il diritto di riscatto! Il suo nome sia celebrato in Israele! Egli consolerà l'anima tua e sarà il sostegno della tua vecchiaia; l'ha partorito tua nuora che ti ama, e che vale per te più di sette figli” (Ruth, 4, 14-15).
Il passaggio è potente: non solo i legami di sangue non sono indispensabili per amare, ma attraverso l'amore si creano legami di sangue. L'amore di Ruth per Noemi fa di lei una figlia più di un figlio carnale, l'amore di Noemi per Ruth ha permesso alla donna di guardare oltre il suo dolore, di rinascere, di sognare, di sperare un futuro migliore e ricco di amore.
La storia di Noemi e Ruth è ambientata in un passato distante da noi almeno 2600 anni, e tuttavia parla di temi che ci toccano molto da vicino: emigrazione, solitudine, sacrificio, disperazione, abbandono, abuso, violenza... e propone anche le stesse soluzioni: accoglienza, amore, comprensione, gentilezza, forza interiore, speranza.
Chissà se anche noi, sia donne che uomini, siamo in grado di far sì che una storia vecchia come il mondo possa ancora parlare ai nostri cuori...
Buona Festa delle Donne, a tutt*
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