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Immagine del redattoreSara Piccolo Paci

La Morte e la Moda, un confronto necessario!


"La riflessione sulla morte fa parte da sempre dell’animo umano.

La nostra società, basata sul look, sull’immagine e sulla ricerca del successo e di un’eterna gioventù, vive una duplice emozione nei riguardi della morte.

 

Da un lato essa esercita una forte attrazione, e aumentano i temi macabri nei media e nella moda. Negli ultimi decenni sono aumentate le produzioni mediatiche – film, libri, fiction TV, videogames, pubblicità, riferimenti social, comics, anime - che esplorano ed usano un immaginario macabro particolarmente vitale, a dispetto del tema. Moderni zombies e vampiri fanno comunella con le dissezioni anatomiche sui tavoli autoptici e con le analisi di psicologia criminale nelle serie TV di maggior successo, ed aumentano i riferimenti al macabro anche nelle sfilate e nelle collezioni di moda, nella produzione di moda pronta.


Dall’altro vi è una decisa negazione: ciò sembra un controsenso, visto che l’età media si è alquanto alzata, molte malattie in passato mortali sono oggi più facilmente curabili, la morte stessa è meno presente nelle nostre vite di tutti i giorni. Ma, difficilmente si muore in casa, in mezzo agli affetti e la morte ci coglie spesso soli e senza testimoni, come ci ha drammaticamente ricordato l’epidemia di Covid19.

La ricerca di un’eterna giovinezza e bellezza caratterizza la vita di molti, talvolta cadendo in vere patologie, come l’ossessione per la chirurgia plastica, per l’allenamento estremo o per fanatismi del cibo.


Il nostro tempo tende ad esaltare i miti dell’autosufficienza, dell'auto-completezza e dell’indipendenza, persino da noi stessi, ma ci fa facilmente cadere nell’angoscia di perdersi nei nostri vuoti e nei nostri silenzi, perchè senza il confronto e l’ascolto vero di chi ci sta intorno la nostra vita perde significato. E i social non aiutano, perché non propongono un vero confronto, ma un continuo desiderio di conferme - i like - che non arrivano mai quanto vorremmo, perché partono da presupposti errati.

Essere “il migliore” è impossibile se non c’è stata prima una vicinanza all’Altro, una definizione dei rapporti tra di noi, una visione non falsificata dalla manipolazione - dell’immagine, delle parole, dell’”apparenza”.

Eppure, mai come in questo momento, la morte si rende visibile: telegiornali, documentari, web e social network comunicano i modi e il decesso di persone sconosciute o care con la stessa rapida efficienza. Il brivido lungo la schiena è quotidiano.

 

È un aspetto interessante della nostra società e merita una breve investigazione, anche perché, come vedremo, è un sentimento antico e profondamente legato al medioevo ed all’immaginario che si è formato in quel periodo.

Forse è perché la Morte è così potente, che riesce ancora a dare significato alla Vita.

E forse, proprio per questo, la morte può essere anche un concetto positivo: la società che riesce a farla tornare ad essere un momento di riflessione del presente, può anche assurgerla a testimonial di una speranza di rinascita.

In effetti, sembra che il racconto horror sia oggi uno dei pochi strumenti di riflessione che ci sono rimasti contro i rischi di un cammino scientifico, tecnologico e consumistico senza direttive etiche (vedi le polemiche sull'AI): una delle nostre maggiori preoccupazioni – e paure – attuali.

 

E, a questo punto, ci potremmo chiedere, “si, vabbè, ma che c’entra la moda?”

In effetti, la moda sembrerebbe una delle cose più lontane dalla morte che ci si potrebbe aspettare.

Ma è davvero così? 

Vesti, tessuti ed accessori hanno un duplice ruolo all’interno di un sistema di comunicazione che viene compreso dentro ai confini del proprio gruppo culturale, ‘parlando’ sia alla persona che li indossa come alla comunità che li osserva.

Ruolo, prestigio sociale, ritualità del vivere - nascita, matrimonio, morte - sono espressi e comunicati con segni distintivi specifici che spesso prendono la forma del vestire e dei suoi dettagli.

Spesso è un cambio d’abito che definisce la modifica di uno status sociale - da Cenerentola a principessa, da cadetto a cavaliere, da povero a ricco, da ‘brutto’ a ‘bello’ - ed allo stesso modo definisce il passaggio tra ‘vivo’ e ‘morto’.

Parlare di moda è anche parlare di come l’ideale estetico si modifica nel corso del tempo, e di come si formano concetti ad esso legati - l’ideale fisico, l’aspetto esteriore, la nozione di “bellezza” e “bruttezza”, e soprattutto, cos’è “l’apparenza”, quello che modernamente e familiarmente chiamiamo “look”."[1]


Il mio nuovo libro "La Morte e la Moda. Il volto oscuro della bellezza nell'arte e nell'abbigliamento, dall'Eden ai nostri giorni"

(Ancora ed., Milano, 2024) parla di tutto questo, e di molto altro - cinema, musica, videogames, storia, religione, corpo e abito... .

A stretto contatto con generazioni di giovani che si sono succedute per oltre trent'anni nelle mie classi, ho avuto modo di parlare con loro, vederli crescere e anche assistere alle loro paure - spesso condividendole.

In effetti, è pensando a tutti loro che ho a lungo meditato questo libro: oggi tutto sembra terribilmente difficile, il senso di insicurezza e di fragilità che tutti noi proviamo si traduce in un aumento di comportamenti violenti, aggressivi, oppure in negazioni, assenze, 'sparizioni' - a sè e agli altri; spesso ci sembra di sentire un laccio alla gola che ci fa soffocare, l'ingresso in un luogo oscuro che amplifica tutte le nostre angosce.


Eppure, è proprio lì che dovremmo affacciarci, perchè non c'è cambiamento senza sfida, senza riflessione, senza visione prospettica.

Non è quello che spesso lamentiamo nei nostri politici? La cecità progettuale, la mancanza di visione - anche idealistica - sulla costruzione di un futuro migliore - per tutti, non solo per alcuni -, la ricerca del consenso facile che evita ogni riflessione profonda, la propaganda usata come auto-affermazione e ricerca della conferma di chi già la pensa come te...

Il coraggio di 'guardare oltre', invece, permette la vera crescita, la realizzazione dei sogni, il raggiungimento di una forza interiore che non è mai ottenuta 'gratis'.


È tempo di uscire dalla 'bolla' che ci siamo creati:

non è evitando di pensare alle paure che le eviteremo davvero.

Buona lettura, vi aspetto ;-)



1 - Adattamento dal mio testo introduttivo di La Morte e la Moda, Ancora ed., Milano 2024

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