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  • Immagine del redattoreSara Piccolo Paci

Le Théâtre de la Mode, ovvero come un abito in miniatura può promuovere grandi realtà...


Nel 1945, tra le rovine dell'Europa, la speranza prese una forma insospettabile: quella di una modella in miniatura.

Su richiesta dell'allora presidente della Chambre Syndicale francese, il couturier Lucien Lelong, venne messa in scena a Parigi una mostra particolare, con l'intento di rilanciare la moda francese dopo la fine della II Guerra Mondiale.

L'idea era quella di promuovere la rinascita economica mostrando le creazioni in miniatura dei migliori couturiers francesi, in modo che tornasse il desiderio di acquistare e si potesse anche trarre ispirazione dalle nuove linee.


Dovendosi basare su pochi mezzi e scarsità di materie prime, i manichini in scala - alti 70 centimetri - vennero disegnati dalla giovane illustratrice Eliane Bonabel e furono realizzati in fil di ferro da Jean de Saint-Martin, mentre i volti vennero modellati da Joan Rebull, uno scultore catalano rifugiato a Parigi.

Le mini-modelle vennero poi vestite di sogni e nessun couturier volle mancare.

La lista è lunga, ricordiamo tra di loro Alix, Balenciaga, Balmain, Carven, Madame Grès, Hermès, Jacques Fath, Jacques Heim, Jean Patou, Jeanne Lanvin, Lucien Lelong, Mad Carpentier, Maggy Rouff, Marcel Rochas, Molyneux, Nina Ricci, Paquin, Robert Piguet, Schiaparelli, Worth; ciascuno di loro una delle leggende della moda francese.



Lo stesso Christian Dior partecipò, anche se in modo meno evidente di altri: dal 1941 al 1946 Dior era parte del team di Lelong.

Gli abiti proposti erano di ogni tipo: giacche da giorno e lunghi abiti da sera, gonne aderenti e ampie, tessuti di lana e di seta, cappellini pratici e fantasiosi, ogni abito un capolavoro di stile, con tocchi eleganti qua e là, come grandi bottoni o colli sciallati in merletto bianco, e non mancavano gioielli in miniatura di Van Cleef & Arpel e Cartier.

Le modelle in miniatura vennero poi sistemate in scenari - di Christian Berard e Jean Cocteau - che evocavano strade di città e ambienti da ballo, tutto ciò che rappresentava la normalità così fortemente desiderata.

Del resto, l'uso di bambole come promozione di moda era un'antica arma politica dello stato francese, utilizzata già ampiamente fin dai tempi del Re Sole: le poupées à la Mode erano realizzate dagli artigiani di corte e poi spedite nelle città più importanti d'Europa, oggi diremmo come testimonials. Ma questa è un'altra storia.


Gli abiti in scala, con le loro forme minute e aggraziate, evocano il mondo delle fiabe e dell'infanzia, e ci lasciano incantati. Tuttavia, sono anche un mezzo pratico e pragmatico per promuovere la grande moda, senza sprechi, mostrando la fine qualità dell'abito che sarà prodotto a misura naturale.

Forse, proprio il parallelismo tra le difficoltà del dopoguerra e il difficile momento che stiamo vivendo con la pandemia Covid19, ha portato Maria Grazia Chiuri a promuovere la Collezione Couture Dior 2020-2021 non con la classica sfilata, ma con un mini-film di Matteo Garrone: 15 minuti dove protagonisti, ancora una volta, sono abiti in scala e ninfe, sirene e creature del mito.




Le Théâtre de la Mode fu un grande successo: venne portato in giro per la Francia su un treno speciale, con grande concorso di pubblico, ed approdò in America l'anno successivo - con una selezione di abiti completamente rinnovata - dove venne ammirato anche da Carmel Snow e Diane Vreeland.



New York, 1946, Eliane Bonabel mostra un abito di Balmain a Carmel Snow e Diana Vreeland



Grazie a questa idea, semplice ma non banale, la moda francese ebbe nuovo impulso, mentre di lì a poco il New Look conquisterà il mondo.



Per approfondire:

E. Charles-Roux, H.R. Lottman, S.Train, Théâtre de la Mode: Fashion Dolls, The Survival of Haute Couture, Rizzoli, New York 1991

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