Non sono pochi i couturier e i designer che, nel tempo, hanno utilizzato manichini in scala per le loro progettazioni. A parte il Théâtre de la Mode che abbiamo già visto nel precedente post (https://www.sarapacipiccolo.com/post/le-th%C3%A9%C3%A2tre-de-la-mode-ovvero-come-un-abito-in-miniatura-pu%C3%B2-promuovere-grandi-realt%C3%A0) e per il quale nessuno tra i grandi couturier francesi del momento ebbe a sdegnarsi nel realizzare modelli in scala delle proprie creazioni, e a parte Christian Dior che ha usato abiti in scala per ricordare i modelli più famosi della propria produzione (Haute Couture in Miniatura, 1947-2018, Museo Christian Dior, Granville, 7-04.2018-6.01.2019) e poi, di nuovo, per promuovere l'ultima collezione Couture 2020 di Maria Grazia Chiuri (https://www.dior.com/it_it/moda-donna/sfilate-haute-couture/collezione-haute-couture-autunno-inverno-2020-2021 dove viene spiegata anche la minuziosa esecuzione degli abiti in scala), voglio ricordare Madeleine Vionnet.
L'occasione recente di parlare del presepe (Mondi in Miniatura - Moda, Costumi ed Esotismi nei Presepi della Tradizione, vedi link https://www.youtube.com/watch?v=cm4sA2FqVm0 free access) mi ha fatto riflettere su quanto sia importante la progettazione e pianificazione delle idee per ottenere risultati di qualità.
Non basta, infatti, avere "un'intuizione" e neanche "buttarsi" per realizzare qualcosa di buono. E questo è vero in ogni campo.
La progettazione del presepe, ad esempio - che è poi un "mondo in dimensioni ridotte" - implica un lavoro preciso: immaginare il progetto finale, suddividerlo in fasi, acquisire il materiale - quello del fondale, delle architetture, gli elementi del paesaggio (il muschio, la sabbia, le rocce, l'acqua, ...), le luci, i personaggi -, creare "la storia", che di volta in volta potrà variare un poco, sistemare le strutture di base, inserire i gruppi dei personaggi principali e di quelli secondari, verificarne la coerenza e la coesione, sistemare gli ultimi elementi di contorno.
E questo è "solo" per il presepe.
Che dire allora della progettazione di un'architettura, di una macchina, di un film, di una collezione di abiti, di un singolo abito?
L'intuizione iniziale deve reggere il confronto con l'elaborazione, ed il processo produttivo può essere gestito meglio se lo si "osserva dall'alto", ovvero se si riesce ad averne una visione globale, generale, nella sua interezza, per poi "spezzettarlo" nelle varie fasi necessarie per la realizzazione vera e propria.
A questo scopo la progettazione in scala è uno strumento efficacissimo e molte sono le professioni nelle quali fare un modello in misura "ridotta" del progetto è parte essenziale dell'elaborazione dell'idea.
Penso, ad esempio, all'architettura: nonostante il consistente aiuto dell'elaborazione digitale, anche oggi la progettazione in scala di un edificio è parte integrante della visione del progettista, che in questo modo coglie meglio i possibili difetti della sua idea, ne valorizza alcuni elementi, lo presenta agli acquirenti.
E non è una tecnica solo moderna: al Museo dell'Opera del Duomo di Firenze sono conservate una serie di modelli in scala proposti per la realizzazione della facciata del Duomo, progetti che, per vari motivi, non vennero eseguiti ma che sono conservati proprio come testimonianza dell'evoluzione del pensiero progettuale sulla facciata di un oggetto complesso come è la cattedrale fiorentina.
Nello stesso Museo è anche conservato il modello - in scala ;-) - di Filippo Brunelleschi per la lanterna della cupola, progetto che lo stesso Brunelleschi non fece in tempo a vedere realizzato ma che, grazie al modello ligneo, potè essere completato dai suoi successori.
Lo stesso tipo di progettazione e di esecuzione in scala del prototipo è usata in alcuni laboratori di creazione artigianale di mobili, ad esempio, perché in questo modo si comprendono meglio le dinamiche dell'oggetto, si correggono le forme e le proporzioni, si calcola quanto materiale sarà necessario, senza dover sprecare né tempo né risorse nell'esecuzione di un oggetto a grandezza naturale che poi magari risulta sbagliato.
Anche la realizzazione di un abito trae forza dalla progettazione in scala.
E torniamo, dunque, a MADELEINE VIONNET.
Se non fosse per la sua lungimiranza e per le parole dei contemporanei, forse Madeleine Vionnet (1876-1975) sarebbe stata oggi dimenticata. Eppure Vionnet è stata una tra le grandi innovatrici della moda del XX secolo.
Dopo un apprendistato presso le Sorelle Callot e Jacques Doucet, Vionnet apre la sua maison nel 1912, a Parigi. Tra le due Guerre giunge ad impiegare quasi un migliaio di persone, ma si ritira nel 1939 e la maison chiude definitivamente un anno dopo, complice anche la situazione di guerra.
Negli oltre 25 anni di attività, Vionnet giunse ad avere oltre sei disegnatori che lavoravano contemporaneamente per la sua maison, tra i quali l'originalissimo fiorentino Thayaht, di cui vediamo qui un'illustrazione del 1922 per Vionnet (NYPL).
Tra i suoi clienti i personaggi più in vista del mondo industriale e artistico del tempo.
Lo stile di Madeleine Vionnet si caratterizza per la sua visione assolutamente innovativa del taglio delle vesti, capace di vedere l'abito prendere forma secondo direttrici di taglio e costruzione mai sperimentate prima, ed in questo, certamente, ebbe importanza proprio la progettazione in scala, che consente di sperimentare con grande libertà ma anche con lungimiranza, consentendo di vedere dove si va 'a parare' nel mentre l'idea si forma nella testa, e senza sprecare tessuto !
Una famosa immagine ritrae Vionnet al lavoro proprio con un manichino in scala (1935), e se noi osserviamo con attenzione gli abiti che ci ha lasciato potremo comprendere come questo sia stato certamente il punto di partenza di molte sue creazioni.
Le sue ricerche, originalissime, saranno alla base di un vero cambiamento nel modo di creare le linee dell'abito, che viene a seguire le forme del corpo come mai prima, con grande libertà. Ciò che facciamo oggi - la destrutturalizzazione, la frammentazione, le linee asimmetriche, gli sbiechi, le forme aggiunte, gli inserti geometrici, la sovrapposizione di tessuti diversi operando effetti "a giorno"... - sono tutti elementi già presenti nell'opera di Vionnet.
Questa capacità progettuale si rivela anche nel fatto che se noi oggi abbiamo ancora un'ampia testimonianza della sua produzione lo dobbiamo a lei stessa che, nel corso degli anni, cosciente della sua opera innovatrice, conservò tutto ciò che riteneva potesse essere particolarmente significativo (disegni, cartamodelli, abiti originali, fotografie personali, biglietti d'invito per le collezioni materiale d'ispirazione, libri, fotografie d'arte ecc.): questo fondo è oggi conservato presso il Musée de la Mode et du Textile di Parigi, cui lei stessa ebbe a lasciarlo.
Intere generazioni di designers si sono ispirati a lei ed al suo lavoro: Vionnet, assieme a Chanel ed a Schiaparelli, è stata tra le creatrici della moda contemporanea cui noi, ancora oggi, facciamo riferimento, per la loro assoluta capacità di immaginare un futuro diverso anche per l'estetica femminile.
E, forse, grazie anche ad un manichino in scala.
Per approfondimenti:
Dalloz-Ramaux S., Madeleine Vionnet, Créatrice de Mode, 2006
Kamitsis L., Madeleine Vionnet, 2007
Golbin P., Collectif, Madeleine Vionnet: Puriste de la Mode, 2009
Chapsal M., Madeleine Vionnet, ma mere et moi: l'ablouissant de la haute couture, 2010
Kirke B., Miyake I., Madeleine Vionnet, 2012
Il post cita in parte Piccolo Paci S., Parliamo di Moda, vol.3, 2004, pp.144-145
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